domenica 10 dicembre 2017

Passato, presente e futuro

Sono molti giorni che rifletto sul futuro delle farmacie private, ho ascoltato e letto tutto quello che ho potuto, e sono giunta ad una conclusione che cercherò di esporre in modo semplice e sintetico. 
La farmacia è un’azienda e come tutte le aziende deve essere diretta da un imprenditore. Uno dei compiti principali di un imprenditore è quello di “annusare” il mercato, di cercare di capire, cioè, come si sta evolvendo la società, quali potrebbero essere le nuove esigenze delle persone, quali le  nuove opportunità che si possono configurare a medio e lungo termine. Siamo bombardati da opinioni differenti e non è così facile e scontato scegliere a chi dare retta, ma anche essere imprenditore non è facile, la cui vera abilità consiste proprio nel districarsi fra impulsi diversi e contrastanti e crearsi delle opinioni proprie.  Esiste un modo per sapere se le nostre intuizioni sono fondate ed affidabili? Assolutamente no: io ipotizzo che il futuro della mia azienda sia legato a determinate iniziative ed investo tempo, denaro, impegno e lavoro per incamminarmi nel percorso che ho individuato, ma non posso avere nessuna certezza né di averci visto giusto né che avrò successo. Devo rischiare, non posso fare altrimenti, è sicuramente un rischio ragionato e ponderato, ma ha comunque un margine di incertezza altissimo. Posso evitarlo puntando solo a scelte caute sicure e collaudate? Ancora una volta, purtroppo no. Fino a qualche anno fa per gestire in modo soddisfacente una farmacia era sufficiente non commettere errori troppi grossi, non sprecare denaro e risorse in affari troppi azzardati. Tuttavia, oggi questo atteggiamento virtuoso e prudente si sta rivelando fallimentare perché ci ha allontanato dalla voglia di investire ed evolverci, inducendoci a non allontanarci da percorsi già sperimentati, ma proprio per questo obsoleti e superati.
La società cambia sempre più rapidamente e con essa cambiano le esigenze delle persone: l’unica vera opportunita che abbiamo di sopravvivere  è cercare di cogliere questi mutamenti e possibilmente anticiparli. Illudersi che niente stia cambiando davvero significa solo farsi trovati del tutto impreparati di fronte alla realtà e quindi subire impotenti i mutamenti 


lunedì 13 novembre 2017

Farmamico 2017

Anche quest’anno ho partecipato a Farmamico è ancora una volta vorrei ringraziare Damiano per l’eccellente lavoro che ha svolto e per il grande valore di contenuti dell’evento. Che cosa porto a casa? Per me, per la mia vita ed il mio lavoro, una cosa un po’ particolare: l’importanza di guardarsi da fuori, di valutarsi con metodo, di giudicarsi nello stesso modo con cui si analizzano gli altri, i collaboratori, per esempio. 
Immagino che detta così, possa sembrare una banalità colossale, una cosa piuttosto insignificante rispetto a tutto quello che è stato detto e fatto. Non lo è, assolutamente. Tutti noi siamo ragionevolmente convinti di conoscerci, di sapere perfettamente quali pregi e difetti abbiamo, di essere coscienti dei nostri punti deboli e degli  elementi di forza. Non è quasi mai così, o, perlomeno, facciamo un’enorme fatica a dare il giusto peso agli aspetti che ci caratterizzano: o siamo troppo critici (non lo so fare, non sono capace, non è nelle mie corde) o troppo indulgenti (non sono un buon capo, ma sono simpatica, tollerante, e i miei collaboratori mi vogliono bene lo stesso). 
Facciamo, in genere, anche una gran fatica ad affrontare la realtà semplicemente per quello che è: per cambiare veramente bisogna avere fame, fame vera. La maggior parte delle volte, non abbiamo veramente fame, ma più voglia di mangiare qualcosa di buono: riconosciamo tutti che la farmacia non rende più come una volta, ma non avvertiamo l’urgenza di fare qualcosa per garantire un futuro alla nostra azienda perché non ne percepiamo veramente la fragilità e la precarietà attuale. C’è un’enorme differenza fra avere fame o avere solo un leggero languorino: se hai fame, se i crampi ti attanagliano lo stomaco, l’istinto di sopravvivenza ti fa superare tutti i dubbi e le diffidenze, ti butti e basta, tutto, pur di mettere qualcosa nello stomaco.
Se non hai veramente fame, tendi a vedere solo ostacoli, difficoltà, impedimenti: non si può, è vietato, e se a qualcuno non dovessero piacere le mie scelte?
Io che sono da sempre attanagliata da una fame atavica, insaziabile, devo fare i conti con un carattere irruente, in lotta perenne fra timidezza e determinazione, fra ansia e incoscienza, volontà e paura, in questi giorni ho imparato che dovrò impegnarmi a fondo per dare un vero spessore al mio ruolo di capo, che sarà molto dura, molto di più di quanto avevo immaginato, ma anche che devo farcela e che posso farcela. Il corso inizia quando finisce: e allora coraggio, cominciamo a darci da fare

domenica 29 ottobre 2017

Farmacie Ospedaliere Territoriali

I PROSSIMI INCONTRI:  VERONA DOMENICA 19 NOVEMBRE 2017 
                                            NAPOLI   SABATO      25 NOVEMBRE 2017

È partita da una settimana la mia proposta di gestione della settimana del diabete e vorrei affrontare subito una contraddizione che sta mettendo in difficolta molti colleghi: da una parte serpeggia una gran paura di arrecare dispiacere a qualcuno con questa o con qualunque altra iniziativa che superi la mera vendita; dall’altra, incontro una grande fatica nello stabilire i confini della nostra professione, che cosa possiamo fare e che cosa non dobbiamo assolutamente fare.
Il mondo del farmaco appartiene ai farmacisti: in teoria siamo tutti d’accordo su questo punto, in pratica siamo disposti a parlare di qualunque altro argomento, ma non di farmaci, quelli mai. Non ne parliamo con i clienti, non ne parliamo con i medici, davanti a questo argomento facciamo sempre un passo indietro, spaventati all’idea di avventurarci in un settore da noi avvertito come tabù. Preferiamo affidarli agli infermieri o cerchiamo disperatamente degli argomenti per dimostrare che il nostro lavoro non è poi così importante per il benessere del paziente o, ancora, ci ostiniamo a cercare nelle leggi tutti i divieti  possibili, anche quando tali interpretazioni sono contro il minimo buon senso.
Per contro, viene considerato un peccato veniale non solo dispensare farmaci senza la necessaria ricetta, ma anche il consigliarli o, molto più grave, commentare terapie mediche o modificarle.
Le autoanalisi in farmacia sono legittime ed auspicabili, azzardare diagnosi è assolutamente imperdonabile: lo spirito con il quale vanno proposte deve essere quello di offrire dei dati in più al medico per aiutarlo nella gestione delle patologie, non certamente quello di sostituirsi a lui in alcun modo o maniera.
Il primo passo, indispensabile, per cominciare a lavorare in modo serio e proficuo è definire con chiarezza i ruoli reciproci, rispettandoli con scrupolo ed attenzione: il medico esprime la terapia, il farmacista si occupa dei farmaci in senso materiale, l’infermiere coadiuva il medico nell’assistenza ai pazienti. Se ciascuno di noi fa il suo lavoro e lo fa bene, non solo il paziente ne trarrà vero vantaggio, ma tutti gli operatori sanitari potranno espletare al meglio il loro compito, con risultati tangibili, verificabili anche in termini di efficienza e risparmio

Settimana Dello Screening del Diabete

PER TUTTI COLORO A CUI HO MANDATO IL MATERIALE PER LA SETTIMANA DEL DIABETE
Ho creato un gruppo chiuso, “FARMACISTI AL LAVORO”, in cui riunire tutti coloro ai quali ho inviato il materiale per poter condividere più facilmente tutto quello che ci permetterà di organizzare al meglio questa settimana. Se dovessi dimenticarmi di qualcuno, vi chiedo la cortesia di scusarmi e di segnalarmi la dimenticanza: io credo che sia estremamente importante prepararci insieme ad affrontare questo evento, sia per lavorare al meglio, sia per correggere eventuali errori, sia, infine per cercare di sciogliere dubbi e incertezze. Grazie a tutti voi per la preziosa collaborazione e buon lavoro 
P.S. Da oggi non mi è più possibile mandare le procedure ad altri. Manca troppo poco tempo per riuscire ad organizzare le cose per bene e non riuscirei a seguire altri colleghi con la cura che meritano

domenica 22 ottobre 2017

Farmacie Ospedaliere Territoriali

I PROSSIMI INCONTRI:  VERONA DOMENICA 19 NOVEMBRE 2017 
                                         NAPOLI   SABATO      25 NOVEMBRE 201


Fra tre settimane ci sarà la settimana dedicata alla campagna nazionale di prevenzione del diabete in farmacia: personalmente trovo questa iniziativa estremamente etica e lodevole, ma mi sorgono una serie di perplessità a cui ho cercato di dare una risposta come rete
L’obiettivo. Qual è l’obiettivo che sto perseguendo? In altre parole, perché dovrei aderire? Che vantaggio io, personalmente, ne potrei trarre? Le uniche risposte possibili che mi vengono in mente sono:
1) far entrare gente in farmacia sperando che comprino qualcosa. A parte il fatto che questo non è più vero da moltissimo tempo, se io lavoro male, (proprio perché non so neppure bene perché lo faccio e, di conseguenza, non so neppure come organizzarmi) corro il serissimo rischio di allontanare le persone invece di farle ritornar
2) per dimostrare al Ministero che il mio lavoro è utile e va salvaguardato. A me non risulta che sia mai stata messa in discussione l’esistenza delle farmacie  o dei farmacisti: se mai oggi si discute se ha senso che sopravvivano le farmacie private in quanto tali e  lavorando in modo approssimativo e superficiale non aiuto sicuramente la causa.
3) per raccogliere dati epidemiologici. Affinché i dati siano attendibili e abbiano valore debbono essere fissate le procedure e le modalità esatte di raccolta e questo ben prima di iniziare. Se tutti non lavorano in modo rigorosamente uguale ed estremamente consapevole qualunque risultato raggiunto deve essere definito casuale, non confrontabile, non verificabile e non riproducibile, quindi del tutto inutile a qualunque fine statistico. Non solo: senza procedure scritte, validate e condivise, anche il singolo rilevamento non può considerarsi attendibile in quanto dipende dalla preparazione individuale di ogni farmacista.
Una soluzione. Se abbiamo come obiettivo quello di qualificarci nel territorio come la farmacia che si occupa di aderenza alla terapia possiamo sfruttare questa splendida occasione per cominciare a far conoscere il nostro lavoro. Ho preparato tutte le procedure per organizzare questa settimana, compresa la strategia di comunicazione e la formazione di base: vorrei offrire un esempio concreto di come lavorano le farmacie di questa rete e sarò felice di condividerle con tutti coloro che me ne faranno richiesta. Va da sè che hanno senso solo per coloro che condividono questo obiettivo: per tutti gli altri  rappresentano solo un impegno inutile ed eccessivo, ma se volete un esempio concreto di quello che possono fare le farmacie di questa rete credo che questa possa essere l’occasione giusta

domenica 15 ottobre 2017

Farmacie Ospedaliere Territoriali

I PROSSIMI INCONTRI:  VERONA DOMENICA 19 NOVEMBRE 2017 
                                            NAPOLI   SABATO      25 NOVEMBRE 2017

Riprendiamo due punti essenziali legati al concetto di rete:
1) L’obiettivo. Si aderisce ad una rete perché si condivide un obiettivo con gli altri appartenenti alla rete che, però, non può essere un obiettivo generico, ma deve essere percepito da tutti come realmente in grado di portare un vantaggio concreto nel breve e medio termine. Forse mi spiego meglio con un esempio: un gruppo di sartorie di abiti su misura costituiscono una rete. Il loro obiettivo  è riportare in auge l’abito sartoriale su misura, ma più concretamente avere più clienti e ottenere più commissioni. Se la rete decide di fornire un guardaroba completo al tal personaggio famoso (metodo sicuramente molto lodevole per accendere i riflettori sul lavoro di qualità degli artigiani) poi deve anche dire come  tutto questo impegno può portare un incremento reale al lavoro di ogni singola sartoria. Solo se ogni membro della rete avrà ben chiaro sia per quale motivo deve investire tempo e risorse sia come potrà capitalizzare l’investimento, solo allora sarà realmente disposto ad impegnarsi allo spasimo e a dare il meglio di sé. Con le belle parole, i proclami aleatori, i progetti confusi e non ben finalizzati non si va più da nessuna parte 
2) La formazione. Obiettivo ben chiaro, progetto ben definito, ma poi sono lasciato completamente solo nell’organizzazione. E adesso come faccio? Che cosa devo fare? Mistero. Mi devo arrangiare. Anche nel migliore dei casi, anche se tutto fosse ben chiaro, accettato e condiviso, le probabilità di successo sono legate strettamente all’abilità dei singoli, alla loro fantasia, al loro individuale spirito di iniziativa. Per il gruppo un disastro annunciato.
Se invece non abbiamo neppure un obiettivo ben chiaro né abbiamo veramente capito per quale motivo stiamo facendo tutto ciò, anche se siamo i migliori organizzatori del mondo, su quali basi possiamo organizzare  il lavoro? Se non sappiamo esattamente che cosa vogliamo ottenere come possiamo inventarci una strategia vincente per ottenere un risultato?
Nei prossimi incontri, a Verona e a Napoli in novembre, dedicheremo mezza giornata a definire questi due punti e a proporre dei progetti concreti su come sfruttare tutte le occasioni possibili per avvicinarci al nostro obiettivo: il farmacista cogestore d’elezione della cronicità 

mercoledì 11 ottobre 2017

Farmacie Ospedaliere Territoriali

Vorrei ringraziare coloro che domenica scorsa hanno partecipato al primo incontro di presentazione della rete Farmacie Ospedaliere Territoriali e soprattutto scusarmi per tutti quei piccoli incidenti tecnici che abbiamo avuto. Era la prima volta in assoluto che organizzavamo un evento del genere e abbiamo fatto esperienza diretta di quanto sia complicato dominare la tecnologia. Prometto che la prossima volta faremo molto meglio, perché ci sarà una prossima volta, anzi almeno due, una sempre a Verona in novembre e una a Napoli nei giorni del Pharmaexpo. Difficoltà tecniche a parte, è stato un pomeriggio estremamente interessante e proficuo: io ero tesissima perché avevo una gran paura di spaventare i colleghi con un progetto troppo complesso. Ho scoperto, invece, che molti sono stanchi di proposte che tendono ad appiattire tutti verso il basso e sono dispostissimi ad impegnarsi a fondo se percepiscono un vero valore nelle idee e ad accettare verifiche e controlli se questi servono a garantire l’alta qualità del lavoro. Quindi non è vero che tutti i farmacisti sono incapaci e senza più voglia di fare, sicuramente ci saranno anche coloro che sono stanchi e disillusi, ma ce ne sono tanti altri che aspettano solo la proposta giusta per rimettersi in gioco ed aspirare ad un ruolo sempre più da professionista della salute. Una bella soddisfazione per me che credo fermamente nella possibilità per i farmacisti di diventare elemento fondamentale e indispensabile del sistema sanitario territoriale. Infine, un’ultima considerazione: molti legano il concetto di rete ad un accordo di compravendita di prodotti. Niente di più falso, almeno nel nostro caso: noi condividiamo un obiettivo (l’aderenza alla terapia e il supporto alla cronicità), metodi protocolli procedure e formazione continua e completa, ma, soprattutto, l’assistenza e l’aiuto reciproco che permettano a tutti di affrontare e superare le inevitabili difficoltà. Siamo una rete ed il successo di ciascuno è il successo di tutti, cresciamo insieme per far crescere la nostra professione. Già nei prossimi incontri dedicheremo uno spazio ai metodi pratici con cui una farmacia può iniziare ad occuparsi di aderenza alla terapia  in modo che si possa da subito cominciare a lavorare in tal senso e ad entrare nel vivo del progetto


Se questo post vi ha interessato e non volete perdere i prossimi, potete mettere la vostra e-mail nel riquadro in alto a destra: li riceverete per posta elettronica appena saranno pubblicati

sabato 7 ottobre 2017

Farmacie Ospedaliere Territoriali


Domani, 8 ottobre 2017, alle ore 14.45 sarò in diretta live sulla pagina Facebook. “Compliance e Aderenza alla Terapia” per presentare la rete delle Farmacie Ospedaliere Territoriali 

domenica 1 ottobre 2017

Farmacie Ospedaliere Territoriali

È fondamentale, oggi più che mai, avere per la propria impresa un obiettivo preciso e un progetto altrettanto dettagliato su come raggiungerlo: senza le idee chiare su questi due punti non si va più da nessuna parte.
Qual è il nostro obiettivo? Spostare una parte sempre maggiore degli introiti di una farmacia dalla dispensazione dei farmaci e dalla vendita dei prodotti al ricavato sul nostro lavoro.
Come lo vogliamo ottenere? Occupandoci di compliance ed aderenza alla terapia con un progetto che non si limiti a riempire questionari o con tante belle parole, ma facendosi carico di tutta la terapia dei pazienti, organizzandola e ripartendola in comodi contenitori monouso e sottoponendo i pazienti stessi alle autoanalisi giudicate indispensabili dal medico curante per monitorarne la  salute, il tutto seguendo protocolli rigorosi in accordo con i medici di medicina generale. 
Che cos'ha di innovativo questo progetto? Due aspetti: 1) abbiamo la possibilità di guadagnare dal nostro lavoro e non solo dalla vendita pura
2)  si fonda su un rapporto di collaborazione virtuoso con i medici nell'interesse del paziente stesso.
Domenica 8 ottobre, alle ore 14.30, terrò un incontro a Verona  per illustrare il progetto che sta alla base della rete delle Farmacie Ospedaliere Territoriali.
Se qualcuno fosse interessato a partecipare può mandare una e-mail a: rete.fost@gmail.com

domenica 17 settembre 2017

Farmacie Ospedaliere Territoriali

Perché una rete di farmacie?
Il nostro obiettivo è di spostare sempre di più l'attività della farmacia verso la gestione della cronicità e di tutte le patologie in genere perché noi crediamo che la mera vendita dei prodotti non possa costituire più una concreta possibilità di sopravvivenza.
Per ottenere questo dobbiamo fornire un servizio esclusivo, altamente professionale e di qualità ineccepibile.
1) il mondo del farmaco compete esclusivamente al farmacista. Nessun'altra figura professionale può legittimamente occuparsi dei farmaci, sia per quanto riguarda la dispensazione che qualunque altra attività ad essi correlata (d.lgs 206/207)
2) servizi modesti e di scarso impegno non possono legittimamente aspirare ad una remunerazione significativa e, alla fine,  si traducono in una perdita di tempo e di risorse
3) per garantire la qualità del servizio la rete offre una formazione continua su tutte le attività della farmacia, dall'organizzazione interna agli aspetti più propriamente professionali fino alle modalità di comunicazione con tutti i soggetti interessati,  e protocolli esecutivi preparati da farmacisti in farmacia, testati e validati

martedì 12 settembre 2017

Farmacie Ospedaliere Territoriali

Perché una rete? Che cosa condivide?
Oggi  da soli non si va più da nessuna parte. Tuttavia una rete è molto di più di un consorzio o una cooperativa: una rete condivide un obiettivo ed un progetto.
Il nostro obiettivo è una farmacia che non vive più solo grazie ai prodotti che vende,  ma soprattutto grazie al suo lavoro. Come raggiungeremo questo obiettivo? La regione Lombardia già dal 2018 remunererà l'impegno di promuovere l'aderenza alla terapia nei pazienti cronici; altre quattro regioni, Veneto, Liguria, Umbria e Puglia hanno già destinato i fondi per questo servizio. Collaborando con protocolli impegnativi e rigorosi con i medici di base possiamo aspirare legittimamente a raggiungere una remunerazione molto interessante, che può realmente cambiare il destino economico della farmacia. Anche per coloro che lavorano in altre regioni si aprono nuove possibilità: la presa in carico del paziente cronico quando viene sostenuta da un lavoro di qualità e altamente professionale, avallato dalla collaborazione con i medici di medicina generale,  diviene un valore facilmente spendibile. Come possiamo ottenere questo? Con una formazione permanente in tutti gli ambiti del mìnostro lavoro, con la condivisione di procedure sperimentate e validate, con il supporto continuo della rete anche nell'ottimizzazione dell'intera gestione della farmacia. Chi può far parte di questa rete: solo coloro che hanno veramente voglia di ricominciare a fare i farmacisti, più vicini alle persone e ai loro veri problemi, consapevoli di essere gli unici veri professionisti del farmaco




lunedì 11 settembre 2017

Farmacie Ospedaliere Territoriali

Sono orgogliosa di comunicare a tutti che oggi è nata la rete delle 
"Farmacie Ospedaliere Territoriali".
È il frutto di cinque anni di lavoro e di un impegno veramente totalizzante. Non è un sogno che si realizza, ma la concretizzazione di un progetto in cui credo con tutta me stessa.
La rete condivide un progetto concreto ed ampiamente professionale di aderenza alla terapia, tutte le procedure esecutive, un disciplinare per la gestione ottimale dell'intera farmacia e un programma di formazione permanente che accompagni i farmacisti nel complesso percorso per diventare dei veri professionisti del farmaco e della compliance ed aderenza alla terapia.
Questa è la farmacia in cui mi piace lavorare e nella quale ho investito tutte le mie risorse fisiche ed emotive. Questo è il lavoro che mi piace fare e per il quale vale la pena di lottare

domenica 10 settembre 2017

Si può fare

Molte persone vicine a me, miei coetanei, sono in procinto di andare in pensione.
Io inizio in questi giorni una nuova avventura professionale. Come se avessi vent'anni (o trenta o quaranta, cambia poco). Devo essere una pazza incosciente, o, perlomeno, una sognatrice velleitaria. Me lo ripeto da mesi, mi sforzo di darmi una calmata e di rimanere con i piedi per terra. 
Il problema è che mi piace costruire, creare qualcosa: non ne posso più di lamentele, querimonie, nostalgie e rimpianti per il bel tempo che fu. Di aspettare che un qualche miracolo si avveri, che la provvidenza intervenga, che le cose accadano magicamente e ci trascinino via con sé. 
Ho voglia di fare, di realizzare ciò che ho sempre desiderato e in cui credo con tutta me stessa.
Si può fare: ho scoperto con infinito stupore che si può fare quasi tutto, gli unici veri ostacoli li pone solo la nostra mente con le sue paure, i luoghi comuni, i preconcetti, l'ansia paralizzante che ci blocca di fronte al nuovo. Siamo noi che ci autoboicottiamo creandoci continui blocchi e divieti di fronte alla difficoltà di cambiare, lasciare il porto sicuro delle nostre credenze ed abitudini per affrontare l'ignoto, anche quando ci attrae pur spaventandoci a morte.
E allora: via! Domani inizia una nuova epoca, nasce una farmacia tutta nuova. Per chi lo vorrà, ci sarà un nuovo modo di fare i farmacisti. Sarà difficile, impegnativo, faticoso, dovremo stravolgere la nostra vita e il nostro lavoro, ma ne varrà la pena. 
Vi do la mia parola
A domani
A domani

venerdì 23 giugno 2017

La Tariffa nazionale dei medicinali


Dopo ventiquattro anni e, pare, innumerevoli quanto reiterate suppliche, finalmente si apre un tavolo con il Ministero della Salute al fine di un doveroso aggiornamento della Tariffa nazionale dei medicinali.
Comprensibile la soddisfazione di tutte le associazioni di categoria  per un tanto agognato traguardo, tuttavia, a questo punto, si tratta di capire che cosa chiedere.
Cominciamo da un'osservazione ovvia e banale: la farmacia del 2017 non ha nessuna parentela con quella del 1993, tutt'altri costi di gestione, tutt'altra rendita, impegno e onere di lavoro completamente diversi.
Prima inevitabile conclusione: aggiornare semplicemente la Tariffa appare improponibile e inaccettabile. D'altra parte, la tentazione ci sarebbe: se abbiamo dovuto aspettare ventiquattro anni per  vederci riconosciuto il diritto ad un adeguamento dei prezzi che in qualunque altro ambito sarebbe stato statuito  direttamente nel decreto di partenza, il primo impulso è quello di prendere subito quello che ci potrebbe venire offerto senza particolare sforzo, portare a casa il risultato ottenuto e gridare alla vittoria della categoria.
Il fatto  è che non sarebbe una vittoria, ma l'ennesima umiliazione di una professione che non merita certamente di subire ulteriori svilimenti.
Il farmacista è un professionista come stabilisce il decreto legislativo  n. 206 del 2007 (che recepisce la direttiva UE) e come tale va considerato,  per cui bisogna necessariamente  affiancare al concetto di tariffa quello di onorario. Purtroppo, invece,  la Tariffa del 1993 quantifica il lavoro del farmacista in base al Contratto Collettivo Nazionale dei dipendenti, togliendogli quindi un'identità professionale per riconoscergli solo un ruolo subordinato e  privilegiando erroneamente il prodotto da vendere rispetto all'apporto professionale del farmacista.  Se noi accettassimo la stessa impostazione, di conseguenza dovremmo quantificare nello stesso modo anche l'intervento del farmacista nei vari servizi erogabili da una farmacia, con l'inevitabile risultato non solo di deprezzare i servizi stessi, ma, soprattutto, di dequalificarli e svalorizzarli.
Quali dovrebbero essere le variabili che incidono sull'onorario? Sostanzialmente le stesse che influenzano gli onorari di tutte le altre professioni, dal chimico, all'avvocato, al medico, all'ingegnere: la complessità del lavoro, la necessità di precisione ed accuratezza, il rischio, il valore della materia prima, l'innovazione, la qualità. Ragionare per forma farmaceutica, come accade attualmente, non solo non ha più alcun significato, ma sposta l'attenzione da ciò che ha veramente valore a ciò che è mero accessorio.
Infine, un'altra considerazione: in tutte le altre professioni l'onorario fissa soprattutto i limiti minimi a cui si deve attenere un singolo professionista, ma  se un farmaco viene allestito in una farmacia certificata, con attrezzature sofisticate, sottoposto a controllo di qualità e prodotto in seguito a procedure rigorose e continuamente aggiornate, non può avere lo stesso valore di quello prodotto secondo le Norme di Buona Preparazione Semplificate ed è giusto che questo valore gli  venga riconosciuto anche nel prezzo

Politica professione e lavoro

Approfitto dell'ennesimo scivolone del Ministro della Pubblica Istruzione per affrontare un argomento che per i farmacisti è sempre molto difficile: il ruolo e il compito del titolare.
Cominciamo col dire che non solo  le competenze professionali non coincidono necessariamente con le competenze politiche, ma che questo non è affatto necessario.
Ad un ministro si richiedono abilità politiche e amministrative che si sarebbero dovute esplicare soprattutto nella creazione di uno staff di esperti dei vari settori relativi al suo ambito, da lui interamente scelto e pagato, che si dedicasse totalmente ai suoi progetti, che rispondesse solo a lui e di cui fosse l'unico responsabile.
Sicuramente un approccio di tal genere si sarebbe rivelato estremamente oneroso, contro tendenza e dai risultati sicuramente non immediati. Tuttavia sarebbe riuscito a consolidare la sua immagine di buon politico e buon amministratore e ciò potrebbe tornargli estremamente utile una volta che cambino i governi e le situazioni politiche.
Oggi credo che nessuno sappia veramente che cosa accadrà alla farmacia italiana in futuro e quali nuovi scenari si presenteranno, ma non c'è dubbio che il titolare che avrà saputo lavorare con un'eccellente squadra di collaboratori e che avrà comunque saputo sostenere un lavoro dignitoso ed efficace, anche nel caso in cui dovesse non essere più economicamente competitivo e si trovasse a dover scegliere di cedere la farmacia, penso che potrà comunque aspirare ad un ruolo professionale prestigioso.
Al contrario, ho l'impressione che in questo momento di grande incertezza e confusione stiano prevalendo opinioni poco realistiche e poco promettenti: da una parte ci sono coloro che sono rassegnati all'oblio contrapposti a coloro che si affannano a tentare scompostamente ogni strada per salvare  l'indipendenza; dall'altra ci sono quelli che si illudono contro ogni logica di salvare  di fermare l'inevitabile in opposizione a coloro che hanno già svenduto l'essenza stessa di una professione.

domenica 11 giugno 2017

Il valore del lavoro

Una settimana fa il Ministero della Salute ha fissato il prezzo di vendita della cannabis terapeutica a nove euro il grammo.
La cosa non dovrebbe sorprenderci: sono anni che in seguito all'abbassamento dei prezzi determinato dall'entrata in commercio dei generici vendiamo farmaci sottocosto finché il mercato non si assesta sulle  nuove cifre.
Personalmente penso che non sarà neppure l'ultimo deprezzamento che subiremo e tutto sommato ha una sua logica: vista la richiesta sempre più pressante da parte dei pazienti lo Stato ne ha voluto rendendere il prezzo molto più popolare ed abbordabile.
In questo caso  il problema è dovuto al fatto che la dispensazione è subordinata all'allestimento di una preparazione galenica, cioè ad un lavoro complesso e delicato da parte del farmacista e la Tariffa Nazionale dei Medicinali che ne quantifica il valore risale al 1993, un'altra era geologica.
La reazione istintiva ed immediata è stata quella di chiedere al Ministero una revisione ed aggiornamento della Tariffa stessa o, eventualmente, la sua liberalizzazione. Credo tuttavia siano doverose alcune considerazioni .
1) per anni abbiamo considerato solo l'aspetto commerciale della professione del farmacista, "il chi vende che cosa dove e a che prezzo";  "il che cosa si può fare e come" non ha mai interessato veramente  nessuno, anzi l'idea era che meno facevamo, meno responsabilità ci assumevamo, meno pasticci facevamo.
Adesso è veramente difficile essere credibili ed autorevoli: improvvisamente dopo ventiquattro anni, solo oggi, ci accorgiamo che il nostro operato è svilito e sottopagato?
2) la Tariffa viene liberalizzata. Una considerazione per tutte: un prodotto ha un valore oggettivo e un valore percepito. Nel nostro caso il valore percepito è bassissimo perché è bassissimo il valore che viene attribuito alla professione del farmacista, considerato come quello che si arricchisce alle spalle della persona malata, nonostante lo Stato abbia fatto tutto il possibile per rendere i farmaci più facilmente disponibili
3) viene stabilita una nuova Tariffa Nazionale. Data la scarsa considerazione in cui siamo tenuti anche da noi stessi, che cosa ci fa sperare che vengano fissate cifre adeguate? E anche se lo fossero, come verrebbero percepite dal cliente?
Conclusione: qualunque cosa succeda ne usciamo perdenti da tutti i punti di vista, nei confronti dello Stato, dei cittadini, ma soprattutto nei nostri stessi confronti, umiliati da un sistema che ci ha sempre considerato non dei professionisti, ma dei modesti venditori, incapaci di ricoprire un ruolo diverso da quello di meri dispensatori il cui unico obiettivo è il maggior lucro possibile

mercoledì 3 maggio 2017

Farmacista, povera professione di dolore ostello

La vicenda di per sé é abbastanza marginale: il quotidiano "Il Giornale" pubblica un articolo nel quale si denuncia il sempre maggior numero di farmacie che falliscono il Lombardia, Federfarma risponde che i dati non sono reali, la farmacia italiana è in buona salute e i titolari hanno saputo adeguarsi efficacemente all'evoluzione del mercato. La Fofi controbatte, invece, riconoscendo la grave difficoltà economica in cui versano un numero sempre maggiore di farmacie.
Nulla di nuovo, niente di originale: c'è crisi, no non c'è; i numeri parlano chiaro, no, in realtà dicono tutta un'altra cosa.
È davvero importante?
Sinceramente non so, però è interessante quello che nell'articolo de "Il Giornale" è definito il "dato essenziale".
Vediamo se ho capito bene: dunque, in passato i medici prescrivevano "allegramente" (cioè, più del necessario? A caso? Solo i farmaci più costosi?), mentre oggi sono costretti ad indicare  farmaci che costano poco e valgono ancora meno, pena verifiche e sanzioni da parte dell'implacabile scure dell'amministrazione pubblica. 
I farmacisti, da parte loro, da sempre si barcamenano in balia del sistema, prima avendo guadagnato   dalla liberalità dei medici ed oggi giostrandosi nell'approvvigionamento  dei medicinali più a buon mercato e "la cui qualità, a volte, fa inorridire"; da ultimo,  traditi perfino dalla fida dermocosmesi, finiscono per essere costretti spesso  a dover far tornare il cliente dopo qualche ora, avendo dovuto ridimensionare drasticamente le scorte.
Dato lo scenario complessivo, c'è quasi da essere contenti di fare  solo i farmacisti.
Scherzi a parte, credo che la realtà sia leggermente diversa.
L'avanzare  delle conoscenze ha portato a modificare nel tempo le linee guida con le quali affrontare le varie patologie e il sistema sanitario cerca, come é giusto,  di fare in modo che tutti i medici vi si attengano: oggi sappiamo, ad esempio, che somministrare antibiotici nelle malattie virali non é quasi mai un vantaggio. 
In quanto alla qualità dei farmaci, di tutti i farmaci legalmente venduti in Italia, l'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) è l'ente pubblico che sovrintende alla loro emissione  in commercio e ne garantisce la qualità nonché il rispetto degli standard previsti dalle norme europee: chiunque avesse dubbi fondati sulla loro effettiva efficacia ha il dovere di segnalarlo in quella sede, l'unica appropriata per intervenire efficacemente al fine di tutelare il consumatore da rischi reali. 
I farmacisti, essendo cambiate le esigenze della società, di devono adeguare alle nuove richieste, magari spostando lo sguardo da chi vende che cosa e a che prezzo, a chi fa che cosa e come. 
Per concludere: anche le farmacie, come tutti gli altri esercizi commerciali, possono fallire, facciamocene a malincuore una ragione.
Dobbiamo anche rassegnarci al fatto che il fallimento è sempre colpa dell'imprenditore che non ha saputo adattarsi ai cambiamenti e alle mutate richieste del mercato.

I farmacisti hanno qualche colpa in più? Sicuramente almeno una, quella di accettare passivamente tutta una serie di luoghi comuni e di pregiudizi, a tal punto da finirne schiacciati e umiliati, talvolta illudendosi di esservi superiore. Non per niente Evagrio Pontico già molti secoli orsono annoverò  fra i vizi capitali l'accidia, "vizio per difetto dell'ira" di dantesca memoria, e "funesta malattia dell'animo" come la definì Petrarca

giovedì 20 aprile 2017

Medici farmacisti e pazienti

Stabiliti gli ambiti professionali, si tratta di capire come gestire i rapporti fra professionisti e fra professionisti e pazienti nel pieno rispetto delle competenze reciproche e dei reciproci ruoli.
Prendiamo un caso pratico e su di esso facciamo una serie di riflessioni.
Un cliente chiede un collirio cortisonico.
A) non ha una ricetta ma asserisce di aver ricevuto a voce la prescrizione da un medico. Dispensare un farmaco di questo genere senza una ricetta scritta  é oltremodo rischioso: a parte le controindicazioni del farmaco in se stesso, il paziente potrebbe essere affetto da una patologia di natura erpetica o virale per le quali il farmaco ha grosse limitazioni d'uso. Noi non abbiamo titolo per valutare una situazione del genere e non abbiamo nessuna assicurazione che il farmaco sia stato realmente indicato da un medico che ha valutato effettivamente il paziente, per cui rifiutarsi di dispensarlo é quantomeno prudente, se non tassativo.
B) ha una regolare ricetta, ma asserisce, ad esempio, di essere affetto da cheratite erpetica, patologia per la quale il farmaco potrebbe essere controindicato. In questo caso la volontà del medico é chiara ed indiscutibile e la sua assunzione di responsabilità evidente: la ricetta va spedita senza altri commenti se non quello di usare il farmaco sotto il diretto controllo del medico e con la posologia da lui indicata. Innanzitutto il farmaco prescritto dal medico e sotto il suo diretto controllo, soprattutto se associato ad un'adeguata terapia antivirale, é assolutamente legittimo; inoltre raramente i pazienti sono in grado di dare tutte le informazioni necessarie ad inquadrare correttamente la loro situazione in quanto tendono a tralasciare di elencare tutti i farmaci che stanno assumendo e a non descrivere compiutamente a quali terapie sono stati sottoposti. In nessun caso é ammesso discutere o commentare con il paziente una medicina regolarmente prescritta da un medico. Se comunque persistessero dei dubbi, l'unica cosa che si può fare é chiedere al medico che ha firmato la ricetta la conferma della prescrizione e questo può essere fatto solo ed esclusivamente direttamente a lui, non ad infermiere o segretarie o ad altri medici, e solo a titolo di assicurazione per avere interpretato correttamente la sua volontà.

giovedì 6 aprile 2017

Medici e farmacisti: collaborazione o conflitto?

Se i vantaggi di una collaborazione fra medici e famacisti appaiono evidenti, appare più complesso analizzare i motivi di un più o meno tacito conflitto e le possibili soluzioni per superarlo.
Per quanto riguarda i farmacisti, io penso che il fulcro del problema risieda in una percezione poco chiara dei propri diritti e dei propri doveri.
Prendiamo l'annoso problema di una possibile reazione avversa ad un farmaco da parte di un paziente. Se il farmaco é stato erogato in seguito alla regolare ricetta e non vi era indicata la non sostituibilità, nel caso in cui il farmacista abbia dispensato un farmaco presente nella lista di trasparenza non ha commesso alcun abuso né alcuna irregolarità: le reazioni avverse esistono e anche  le allergie, il foglietto illustrativo serve proprio a segnalare queste possibilità (il fatto che venga molto erroneamente chiamato "buggiardino" ha confuso le idee di tutti: il foglietto illustrativo elenca tutte le proprietà e le caratteristiche del farmaco conosciute dall'azienda produttrice e le rende note a medici e farmacisti che non possono così ignorarle). Nel caso in cui si verifichino, se sono state rispettate le regole della corretta dispensazione, non é colpa dal farmacista e nel caso gli venisse attribuita é opportuna una reazione pacata, professionale e argomentata,  possibilmente per iscritto, al medico e al paziente.
Non é realistico pensare di poter sempre evitare la possibilità di incorrere in episodi spiacevoli o conflittuali, ma non si può neppure evitare di fare il proprio lavoro per paura: se le decisioni prese rientrano nelle proprie competenze vanno sostenute e difese con educazione, fermezza e determinazione.
Merita invece  attenzione riflettere su una grossa contraddizione: a fronte di mille incertezze nell'esercizio legittimo della nostra professione, spesso non abbiamo alcuna remora a vendere farmaci senza la necessaria ricetta del medico. In questo caso, mi preme sottolinearlo, ogni possibile reazione avversa o problema è completamente imputabile all'abuso professionale del farmacista



mercoledì 29 marzo 2017

Ruolo del medico e ruolo del farmacista

Il ruolo del medico e quello del farmacista sono complementari, hanno funzioni diverse e competenze diverse,  ed é dalla loro collaborazione che il paziente può trarre i maggiori benefici.
Il compito del medico inizia con la valutazione del paziente: solo il suo occhio esperto é in grado di attribuire un valore e un'interpretazione ai vari sintomi. Segue la formulazione di una diagnosi e l'indicazione di una terapia.
A questo punto subentra un farmacista a cui spetta l'onere di mettere il paziente in condizioni di aderire alla terapia prescritta cercando una soluzione alle diverse difficolta che si potrebbero verificare.
Ad esempio, la scelta della marca di un farmaco dovrebbe essere subordinata alle esigenze del paziente: una compressa più piccola se ha difficoltà nel deglutire, una più facilmente secabile se deve prendere metà dose, confezioni facilmente distinguibili ed identificabili se deve assumere più prodotti.
È evidente che se il farmacista non ha titolo per modificare in alcun modo una terapia prescritta da un medico, per un medico sarà molto difficile avere esperienza diretta delle varie possibilità relative alla forma farmaceutica che sono disponibili sul mercato. È altrettanto evidente che se entrambi, nel pieno rispetto delle reciproche competenze, apportano il loro contributo alla cura del paziente, quest'ultimo non potrà che averne pieno giovamento

mercoledì 18 gennaio 2017

Tutela della professione del farmacista: le ultime sentenze sulla galenica

Di seguito elencherò una serie di dati di fatto facilmente verificabili anche se non di immediata percezione per coloro che non sono esperti di questioni legali. Sono dei dati di fatto, non delle opinioni: ognuno ne trarrà le considerazioni che riterrà più opportune.
Sentenze del TAR Lazio contro il divieto di utizzo del principio attivo efedrina nelle preparazioni Magistrali ad uso dimagrante: dal numero di ruolo si evince che le associazioni di farmacisti hanno promosso il ricorso al TAR prima di quelle dei medici (1984/2016 Reg. Ric. per le associazioni di farmacisti; 2173/2016 Reg. Ric. Per i medici) pur  trattandosi di preparazioni galeniche che hanno la loro ragion d'essere solo in una prescrizione del medico. Nel caso del secondo ricorso, quello intentato dai medici,  l'Avvocatura  dello Stato non si é neppure costituita, mentre nel caso di quello intentato dai farmacisti si é costituita. Il TAR ha emesso la sentenza prima per i medici e solo dopo per i farmacisti (334/2017 Reg. Prov. Coll. per i medici; 451/2017 Reg. Prov. Coll. per le associazioni di farmacisti).
Quando il ministero il 22 dicembre ha emesso il nuovo decreto di divieto sapeva benissimo che quello precedente sarebbe stato annullato,  visto che non vi  si era neppure opposto.
Uno stato liberale si fonda sul principio costituzionale secondo il quale ciò che non é vietato é permesso: se vige il divieto di guidare un motociclo senza il relativo patentino, non posso estendere lo stesso divieto all'uso della bicicletta, perché la bicicletta non é un veicolo a motore e non é compreso nella norma.
L'unico paese al mondo in cui non vige tale principio é la Corea del Nord.
Tutti i decreti ministeriali parlano di preparazioni Magistrali, quindi vietano esclusivamente le preparazioni Magistrali. A che titolo riteniamo vi siano comprese anche le preparazioni fitoterapiche salutistiche, quelle che invece interessano la maggior parte dei farmacisti, essendo allestibili per definizione senza una ricetta medica?
Sentenza del Consiglio di Stato nel caso Avastin/Lucentis: il ricorso riguardava un argomento di vera pertinenza dei farmacisti e la difesa di un principio sacrosanto, quello cioè che non conta se la farmacia sia privata od ospedaliera, conta che abbia le caratteristiche adeguate al lavoro che deve svolgere.
Il ricorso prima al TAR e poi al Consiglio di Stato é stato fatto da un farmacista privato lasciato da solo a sostenere una battaglia molto pesante (in prima istanza al TAR ha perso, ma ha avuto il coraggio e la forza di fare appello) ed estremamente onerosa. Il Consiglio di Stato, ribaltando la sentenza del TAR, ha riconosciuto che le farmacie private, se adeguatamente attrezzate, possono allestire le preparazioni oggetto di causa.
Ultimo dettaglio interessante: in quest'ultima causa la FederAnziani  si é costituita a fianco dell'Aifa contro la farmacia privata. La farmacia privata, invece, non aveva alcuna associazione al suo fianco.

domenica 8 gennaio 2017

Ancora sul decreto del 22 dicembre

Vorrei fare un'ulteriore considerazione del tutto personale sul decreto ministeriale del 22 dicembre.
Fatto salvo la libertà di allestire preparati officinali con le piante iscritte nella lista belfrit, e mi pare che questo attualmente sia ragionevolmente assodato, a me sembra del tutto politicamente inopportuno per la categoria dei farmacisti opporsi in qualunque ambito a tale decreto.
Cominciamo col dire che parlando di preparazioni Magistrali il decreto é indirizzato essenzialmente ai medici prescrittori e, pur riconoscendo l'obbligo per il medico di ottenere il consenso informato da parte del paziente,  non lo reputa sufficiente a garantire la sicurezza del paziente stesso, per cui ritiene opportuno vietare completamente tali preparazioni. Se i medici non credono che sia il caso di  contrapporvisi, mi sfugge a che titolo noi possiamo permetterci qualunque azione in tale senso senza apparire agli occhi del mondo come coloro che per interesse mettono a  rischio la sicurezza e l'incolumità delle persone.
Non credo sia pertinente discutere sull'efficacia o meno dei divieti, non é questo né l'ambito giusto né la sede interessata, bensì mi sembra essenziale valutare l'impatto che una tale iniziativa avrebbe sull'immagine di un'intera categoria che dovrebbe essere sempre in prima linea nella tutela della salute e del benessere della popolazione e come tale dovrebbe essere sempre percepita.
Peraltro ritengo oltremodo limitativo e avvilente attribuire il destino della galenica alla possibilità di allestire o meno preparazioni di tal genere: sinceramente mi sembra che ci siano settori molto più importanti nei quali possiamo esplicitare il nostro valore e la vostra competenza, come i farmaci orfani o le preparazioni pediatriche, solo per fare qualche esempio.
Infine, mi si perdoni la debolezza, ma trovo profondamente umiliante vedere in ogni novità un senso di persecuzione al quale rispondere con un atteggiamento lamentoso e vittimista: sarei molto più orgogliosa se reagissimo con maggiore fierezza, animati da un atteggiamento positivo e propositivo, pronti a cogliere in ogni cambiamento una nuova opportunità di crescita e di progresso.

mercoledì 4 gennaio 2017

Decreto ministro della salute 22/12/2016

Dopo un'attenta lettura del decreto ministeriale in oggetto, si evince senza dubbio che esso tratta del "Divieto di prescrizione di Preparazioni Magistrali contenenti il principio attivo sertralina ed altri".
Appare evidente che lo spirito del decreto é quello di vietare la possibilità di mescolare principi attivi farmacologici e prodotti erboristici,  al fine di mascherarne la corretta percezione da parte del paziente.
Correttamente il decreto si riferisce alle Preparazioni Magistrali, in quanto espressamente all'art. 1 comma 1, art. 1 comma 2, art. 1 comma 3 e art. 2 comma 1 (cioè in pratica in ciascun comma di cui é costituito il decreto) si circoscrive il divieto alle Preparazioni Magistrali.
In tutta evidenza, poiché la legislazione da tempo (per tutti: Decreto Legislativo 24/04/2006 n. 219) definisce Preparazioni Magistrali quelle subordinate alla presentazione di ricetta medica (V. Legge 8/4/1998 n. 94) e Preparazione Officinali quelle preparate in farmacia in base alle indicazioni della Farmacopea Europea, o di una Farmacopea Nazionale di uno degli Stati membri dell'Unione, il Decreto Ministeriale in oggetto riguarda esclusivamente le Preparazioni Magistrali ed assolutamente non interessa quelle officinali.
È vero che l'interpretazione legislativa può essere opinabile, tuttavia in questo caso non appaiono esserci dubbi relativi al contesto interessato per l'allestimento di prodotti erboristici salutistici da parte delle farmacie, poiché in tutti i commi dei due articoli  del decreto si ribadisce l'ambito di divieto riservato alle Preparazioni Magistrali.



                                                             dott. Bianca Peretti
                                                             Avvocato Danilo Montanari