Il giorno 5 gennaio 2018 ho depositato la querela per diffamazione nei confronti del signor Ezio Greggio, del signor Antonio Ricci e di Mediaset SpA, presso il tribunale di Verona.
L’incontro di mediazione legale è già stato fissato per il 7 febbraio 2017: se i convenuti accetteranno di parteciparvi e raggiungeremo un accordo soddisfacente la ritirerò senza alcun problema. In caso contrario, mi affiderò alla decisione di un giudice. Tutti coloro che lo desidereranno si potranno associare a me nella causa penale, lo specifico in quanto molti colleghi me lo hanno chiesto.
Mi sembrano doverose alcune osservazioni preliminari.
1) Nel momento in cui sto scrivendo ci sono state 63.471 visualizzazioni del post precedente: evidentemente l’iniziativa ha suscitato un’enorme curiosità e interesse.
2) Il 93,7% dei pareri espressi è stata positiva: non avevo ricordi di sentire la categoria così unita e solidale. Titolari, collaboratori, farmacisti di parafarmacia, anche qualche farmacista ospedaliero, per una volta, sono stati concordi nel ritenere importante opporsi con forza ad una campagna diffamatoria che ci svilisce e ci umilia relegandoci ad un ruolo di opportunisti approfittatori. La farmacia dei servizi, quella che dovrebbe vincere la sfida della nuova epoca, ha bisogno di professionisti preparati e determinati, a cui le persone possano dare credito e fiducia.
3) I giudizi sfavorevoli. Li possiamo dividere per semplicità in tre gruppi:
a) ci sono coloro che ritengono che ci meritiamo la diffamazione di cui siamo stati fatti oggetto: ognuno, naturalmente, è libero di pensare quello che vuole. Posso solo dire che, secondo me, la diffamazione non è mai accettabile e che non deve mai essere accettata: gli altri ci trattano come noi permettiamo loro di trattarci, e sta a noi, a ciascuno di noi, stabilire i ruoli e le condizioni alla base del rapporto reciproco con gli altri
b) ci sono coloro che temono ritorsioni o vendette. Che cosa ci può succedere di peggio? Siamo stati diffamati gratuitamente, senza alcuna colpa da parte nostra, per una cifra modesta che rappresenta un adeguamento della Tariffa dopo ventiquattro anni. Ventiquattro anni, un altro millennio, un’altra era geologica. Il prezzo di un oggetto, di una prestazione, rappresenta il valore che gli viene attribuito: se il valore del servizio notturno di un farmacista laureato e abilitato vale davvero solo 3,87 euro, forse vale la pena di abolirlo del tutto in quanto giudicato, in fondo, inutile e superfluo.
c) ci sono coloro che avrebbero preferito una soluzione “politica”. Purtroppo tale episodio è di per sé il frutto del fallimento della politica ed è altamente improbabile che la politica stessa possa porre rimedio ad una tale scorrettezza. La via giudiziaria ci permette di far sentire anche la voce di tutti quei farmacisti che ogni giorno lottano per affermare la propria professionalità, ci mettono la faccia nel rapporto con le persone, e che molto spesso non hanno modo di esprimere pubblicamente le loro ragioni e di far valere le proprie opinioni
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